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Sentire un colpo di fucile ai giorni nostri è ormai una cosa strana se non siamo in qualche battuta di caccia o altra attività che comprenda l’utilizzo di questo oggetto. Un suono, un ricordo, che da chi viene udito difficilmente può dimenticare.

Ritorniamo indietro di 100 anni. Era la notte tra il 23 e il 24 maggio quando venne sparato il primo colpo di fucile dalla Guardia di Finanza italiana vicino a Cormons. L’Italia entra nella Grande Guerra. Protagonista di questa storia è il fiume Isonzo, con la sua valle che si trasforma. Adesso per chi conosce questo splendido fiume con i suoi colori magnifici e conosce la sua valle difficilmente può immaginare questa valle come posto ideale per difendersi in trincee inespugnabili. Una valle di pace e di serenità che si trasforma e passerà alla storia a causa di eventi bellici sanguinari.

San Michele, monte Hermada, monte Sei Busi, San Martino del Carso, Il Podgora, il Sabotino, Oslavia e tanti altri nomi che passeranno alla storia per gli eventi che sono accaduti in questo periodo.

Ad Oslavia la popolazione viene sfollata e il paese rimane solo nel suo silenzio circodanto dalle vigne. Ma il 1914 per Oslavia è l’ultima vendemmia. Gli uomini chiamati a combattere sul fronte non posso aiutare a coltivare la terra e l’uva viene raccolta e pigiata dalle donne e dai bambini. Ma la Grande Guerra spazza via tutto il lavoro di una vita, i vigneti dai quali nasceva il vino che portava allegria alle persone, vengono trasformati in un luogo di morte e angoscia; vengono trasformati in trincee.

Durante il periodo dei combattimenti verrano perse tante varietà locali. Bisognerà aspettare il 1925 prima che la viticoltura riesca a rinascere e ripopolare le colline di Oslavia.

Che un monte possa morire, lo si vede qui, non senza emozione. (…) l’assassinio dei monti è qualche cosa di così mostruoso che i nervi riescono a malapena a sopportare. Tutti conoscono il dosso di Oslavia, la montagna morta…” Alice Schalek 1916 – prima corrispondente di guerra donna.

Come ognuno è orgoglioso delle sue radici a Oslavia siamo orgogliosi del nostro paese, della nostra storia e della nostra collina che è riuscita a rinascere, perché come la fenice rinasce dalla cenere Oslavia con i suoi vigneti è rinata dalla crudelta della Grande Guerra. Noi siamo Oslavci (pronuncia Oslavzi) poi anche italiani, sloveni, austriaci e friulani.

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